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può ridurre al minimo i rischi, le dimensioni e la forma
delle ossa umane possono costituire un limite per le
dimensioni, la forma e la forza degli impianti. I dispositivi
metallici per la fissazione interna non possono sostenere
livelli di attività analoghi a quelli supportati da un normale
osso sano. Nessun impianto è in grado di resistere
all’infinito allo sforzo di reggere totalmente il peso.
2.
GLI IMPIANTI POSSONO ROMPERSI SE SOTTOPOSTI
ALL’AUMENTO DI CARICO ASSOCIATO A UNIONE
TARDIVA O DISUNIONE. Gli apparecchi di fissazione
interna sono dispositivi per la condivisione del carico che
permettono di ottenere l’allineamento fino al verificarsi
della normale guarigione. Se la guarigione tarda, o non
avviene affatto, l’impianto può rompersi a causa della
fatica del metallo. Diverse condizioni, tra cui il grado o il
successo dell’unione, i carichi prodotti dalla sopportazione
del peso ed i livelli di attività, determinano la durata
dell’impianto. Eventuali tacche, graffi o piegamenti
dell’impianto durante l’intervento chirurgico possono con-
tribuire ad una rottura prematura. I pazienti devono essere
informati di tutti i rischi relativi alla rottura dell’impianto.
3.
LA MISCELAZIONE DEI METALLI PUÒ CAUSARE
CORROSIONE. Esistono diversi tipi di danni dovuti
a corrosione e molti di questi si verificano su metalli
impiantati chirurgicamente nell’uomo. Una corrosione
generale o uniforme è presente su tutti i metalli e le
leghe impiantate. Il tasso di corrosione sugli impianti
metallici è generalmente molto basso a causa della
presenza di pellicole superficiali di protezione. Metalli
dissimili a contatto, quali ad esempio il titanio e l'acciaio
inossidabile, accelerano il processo di corrosione
dell'acciaio inossidabile e si verifica un attacco più rapido.
Spesso la presenza di corrosione accelera la frattura
da fatica degli impianti. Aumenterà inoltre la quantità
di composti metallici rilasciata nel sistema corporeo. I
dispositivi di fissazione interna, quali aste, uncini e fili,
che entrano in contatto con altri oggetti metallici devono
essere composti da materiali simili o compatibili.
4.
SCELTA DEL PAZIENTE. Durante la scelta del paziente
per l’applicazione di dispositivi di fissazione interna,
occorre considerare che i seguenti fattori possono
risultare estremamente importanti per la riuscita
dell’intervento:
A.
Attività del paziente. Se il paziente svolge attività
che prevedono sollevamento di pesi, tensione dei
muscoli, torsioni, flessioni ripetute, posizioni curve,
corse, lunghe camminate o lavoro manuale, non dovrà
riprendere tali attività prima della completa guarigione
dell’osso. Anche a guarigione completata, è possibile
che il paziente non sia in grado di riprendere
completamente tali attività.
B.
Senilità, disturbi mentali, alcolismo o abuso
di farmaci. Vi sono alcune condizioni, fra cui
quelle indicate, che possono far sì che il paziente
ignori determinati limiti e precauzioni nell’uso
dell’apparecchio, causando la rottura dell’impianto o
l’insorgere di complicanze.
C.
Alcune affezioni degenerative. In alcuni casi,
la progressione dell’affezione degenerativa può
essere così avanzata al momento dell’impianto da
diminuire in modo significativo la durata prevista
dell’apparecchio. In questi casi, i dispositivi ortopedici
possono essere considerati solo una tecnica dilatoria
o un rimedio temporaneo.
D.
Sensibilità ai corpi estranei. Il chirurgo deve essere
consapevole del fatto che nessun test pre-operatorio
può escludere completamente la possibilità di
sensibilità o reazione allergica. Il paziente può
sviluppare sensibilità o allergia anche diverso tempo
dopo l’impianto del dispositivo.
E.
Fumo. Si è osservato che i pazienti fumatori vanno
incontro a un maggiore rischio di pseudoartrosi in
seguito ad interventi chirurgici che prevedono un
trapianto osseo. Inoltre, è stato dimostrato che il fumo
è causa di una degenerazione diffusa dei dischi inter-
vertebrali. Una progressiva degenerazione dei segmenti
adiacenti causata dal fumo può portare a problemi
clinici tardivi (dolore ricorrente) anche dopo una
corretta fusione ed un iniziale miglioramento clinico.
PRECAUZIONI
1.
NON RIUTILIZZARE GLI IMPIANTI CHIRURGICI. Un
impianto espiantato non deve mai essere reimpiantato.
Anche se il dispositivo non sembra essere danneggiato,
può presentare piccoli difetti e deformazioni interne
che possono causarne una rottura precoce. Il riutilizzo
può compromettere le prestazioni del dispositivo e la
sicurezza del paziente. Il riutilizzo di dispositivi monouso
può anche essere causa di contaminazione crociata con
conseguente infezione del paziente.
2.
ESTREMA IMPORTANZA DEL MANEGGIAMENTO DI
UN IMPIANTO. La modifica della forma degli impianti
metallici deve essere eseguita solo con attrezzature
adeguate. Durante la modifica della forma, il chirurgo
deve evitare di causare tacche o graffi e di piegare i
dispositivi. Eventuali alterazioni possono produrre difetti
sulla superficie e sollecitazioni interne che possono
causare la rottura dell’impianto.
3.
PIEGAMENTO DELLA STRUTTURA. I componenti in
lega di titanio non devono mai essere piegati in modo
eccessivo né ripiegati all’indietro. Se la forma di una
struttura è stata modificata eccessivamente, è opportuno
utilizzare una nuova struttura e modificarne correttamente
la forma invece di ripiegare nuovamente la prima struttura.